Racconti al Fuoco di Bivacco
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Le mani giunte
2017-01-07 17:42:49
Non basta fare le cose, occorre farle bene. Non basta farle bene, occorre farle al meglio. È questione di stile scout ed è sullo stile che ci si confronta cavallerescamente tra scout.. Buona Lettura

Il riparto Zolosa 1" ha tradizioni di buon vicinato con altri gruppi, anche se di associazioni diverse. « Lo scout e fratello di ogni altro scout ... ».
Ci saranno delle differenze nelle uniformi, nei regolamenti, ma in definitiva lo spirito deve essere uguale in tutti, cosi come suggerisce B.-P.
La fraternità e un fondamento portante dell'educazione scout ed e motivo di fierezza per tutto il movimento. Fraternità vuol dire conoscenza, attività in comu-ne, interscambio di esperienze ed anche nobili confronti. Certamente non vuol dire reciproche scomuniche, che qualcuno potrebbe es-ser tentato di comminare. Per gli scouts del Zolosa, che vivono in campagna, occasione di conoscenza e anche l'abbonamento ad altre riviste che non siano quelle delta propria asso-ciazione e la loro esposizione in una vetrinetta a disposizione di tutti. Natural-mente e vietato portarle fuori dalla sede perché andrebbero disperse. Un grande interesse destò qualche tempo addietro un articolo comparso su « Avventura » (AGESCI) e dedicato a don Giovanni Minzoni, grande figura di Assi-stente scout, martire per lo scautismo. Le Pantere in particolare scoprirono che Argenta, la parrocchia di don Minzioni, non distava più di settanta chilometri dalla sede e quindi era raggiungibile in bicicletta, in occasione di una uscita di squadriglia ben preparata.
Preparata vuol dire: progettata, attrezzata, motivata. Per questo la squadriglia studiò l'itinerario e i punti d'appoggio, l'equipaggiamento e gl'interrogativi a cui dare risposta in quella « esplorazione ». Il progetto, prima di diventare operativo, fu presentato al capo reparto che lo approvò con note di lode e con l'impegno, da parte sua, di contattare il parroco di Argenta per ottenere l'opportuno appoggio logistico in loco.
Da notare anche lo studio che fu compiuto per attrezzare le biciclette con due borse, acquistate a Medicina in un grande magazzino di surplus militari ed oppor-tunamente modificate ed adattate. Così fu eliminato lo zaino, che male si adatta con la posizione del corpo sulla bicicletta. Il percorso non poneva problemi! poiché era tutto pianeggiante nella bassa bolognese. In fase di preparazione la squadriglia si documentò anche sui proble-mi agricoli e sociali delta zona da attraversare. Non rimaneva infine che partire, osservare sui luoghi, scambiarsi le opinioni e fotografare. Al loro arrivo ad Argenta, gli scouts furono coinvolti dal parroco in un pelle-grinaggio vespertino, a piedi, verso il santuario della Celletta, situato in mezzo alla campagna. Quella fu un'occasione per fare anche alcune osservazioni sulla devozione popolare. Al ritorno chiacchierano proficuamente con il parroco, rincresciuto di non avere gli scouts ad Argenta e preoccupato per la lentezza con cui procede il pro-cesso di beatificazione di don Minzoni. «Dovrebbero essere gli scouts di tutt'Italia a spingere, a sollecitare, a pregare!». La squadriglia ricostruì sul luogo le fasi dell'aggressione a don Giovanni, poi si recò a pregare sulla sua tomba, all'interno del duomo.
Tre cose, in particolare, suscitarono l'interesse dei nostri scout:
Il giglio scout ASCI posto sulla tomba; il ricordo della visita e della preghiera di S.S. Giovanni Paolo II e una serie di fazzolettoni scout multicolori allineati su! sarcofago. È tradizione che i gruppi in visita lascino il loro, come segno di partecipazione e di affetto, senza distinzione d'associazione.
Lo scautismo è uno.
«Le Pantere con una semplice cerimonia aggiunsero il fazzoletto del loro gruppo, recitando sull'attenti la Legge e la Preghiera scout. La commozione era nel cuore di tutti e certamente quei ragazzi conserveranno, anche da adulti, il ricordo di quel momento « Sarebbe bello - disse il vice caposquadriglia - che ci fossero tutti i fazzolettoni d'Italia! ma come sistemarli? ».
«Niente paura - aggiunge il caposquadriglia - diffondiamo anche noi l'idea – e il parroco don Tulio, pieno com'è d'iniziative, saprà risolvere il problema, forse con due grandi rastrelliere a fianco della tomba ». « Sarebbe bello che anche i Gruppi lontani, impossibilitati a venire ad Argenta, spedissero il loro fazzolettone per posta » - aggiunse il quarto di squadriglia - non meno sveglio degli altri. Nella mattinata di domenica, completate le ricerche e le osservazioni, la squadriglia si offrì di servire la S. Messa, come era solita fare nella sua parrocchia, poi prese la strada del ritorno, portando dietro il ricordo e le emozioni vissute.
« È stato un vero pellegrinaggio - disse il caposquadriglia - che abbiamo compiuto anche a nome di tutti gli scouts del mondo! ».
Beh, l'espressione poteva sembra un tantinello esagerata, ma certamente interpretava il sentimento delle Pantere che se ne tornavano a Zolosa con la sensazione di aver raggiunto qualcosa nel proprio patrimonio ideale.
Un temporale rallentò un po' la tabella oraria, che prevedeva l'incontro con Michele, il capo, e con i genitori, presso la chiesa di Villanova. Veramente era previsto anche un incontro con il sottoscritto per completare la riflessione su don Minzoni e il sacerdozio. Non rimaneva molto tempo: cercammo di occuparlo con¬venientemente con un dialogo veramente partecipato.
Era giunta intanto l'ora della funzione pomeridiana. Stavo per licenziare gli scouts quando essi si offrirono per il servizio liturgico. Non potevo certo rifiutare tale segno d'impegno, tanto più che in chiesa conserviamo un ritratto di don Giovanni e quindi il gesto poteva sembrare un completamento della missione e un ringraziamento a Don Minzoni per la missione compiuta in suo nome e certamente anche con il suo aiuto. Ora tutta l'uscita è organicamente documentata e fa parte dell'archivio del gruppo a... perpetua memoria. C'è un ultimo particolare che può sembra insignificante ma che per me ha grande valore. Incrociando, In una delle vie del mio paese, un parrocchiano, sempre ben informato, noto per saper interpretare i desideri e i giudizi del «popolo», dopo il saluto mi disse: «Bravi gli scouts che hanno servito la funzione di ieri pomeriggio. Ha notato che tenevano le mani giunte ...?»
lo non avevo notato il particolare, ma certo l'osservazione del parrocchiano mi fece molto piacere. Tra gli scouts circola infatti un modo di dire che suona così: « Non basta fare le cose, occorre farle bene. Non basta farle bene, occorre farle al meglio ». È questione di stile scout ed è sullo stile che ci si confronta cavallerescamente tra scout.

Annunzio Gandolfi
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